09/01/2013
Commissione Finanze della Camera riconosce specificità del modello societario delle banche cooperative italiane
La Commissione Finanze del Senato, nella relazione tenuta lo scorso 12 dicembre 2012 a conclusione delle audizioni sulle nuove regole in tema di vigilanza europea sulle Banche, riconosce la “specificità del modello societario delle banche cooperative italiane, tradizionalmente impegnate nel sostegno alle piccole comunità ed economie locali”.
La Commissione Finanze del Senato, nella relazione tenuta lo scorso 12 dicembre 2012 a conclusione delle audizioni sulle nuove regole in tema di vigilanza europea sulle Banche, riconosce la “specificità del modello societario delle banche cooperative italiane, tradizionalmente impegnate nel sostegno alle piccole comunità ed economie locali”.

Nella relazione si legge:
“Nella costruzione del sistema unico di supervisione bancaria europea, la Commissione rimarca altresì l'esigenza che si tenga conto - in relazione agli intermediari sottoposti a vigilanza - della dimensione, dei modelli di business e dei diversi profili di rischiosità all'interno del sistema bancario, evitando il rischio di un'omologazione delle regole e delle pratiche di vigilanza. Tale esigenza riguarda in particolare le specificità del modello societario delle banche cooperative italiane, tradizionalmente impegnate nel sostegno alle piccole comunità ed economie lo...cali. La Commissione ritiene opportuna una riflessione sulla possibilità di inserire nella proposta di regolamento comunitario una specifica disciplina per le banche cooperative e rileva che l'attività di supervisione dovrebbe tener conto del diverso e distinto livello - regionale, nazionale o transnazionale - al quale l'intermediario opera".

"In relazione alla disciplina per la risoluzione delle crisi bancarie - conclude il Documento - la Commissione segnala l'esigenza di tener conto degli specifici strumenti di risoluzione già predisposti e resi operativi dal sistema delle banche italiane di credito cooperativo ed evidenzia altresì il rischio che un'applicazione generalizzata a tali enti creditizi degli strumenti di risoluzione proposti a livello europeo possa risultare non compatibile con i vincoli che l'ordinamento italiano impone al modello societario cooperativo”.