27/02/2014
Intervista a Michel Barnier, Commissario europeo del Mercato interno e dei Servizi finanziari

Banche cooperative: un modello da preservare

“Le banche cooperative rappresentano una parte significativa del sistema bancario europeo e contribuiscono alla diversità del settore e, dunque, alla sua stabilità.” Così Michel Barnier, Commissario europeo del Mercato interno e dei Servizi finanziari, in un’intervista rilasciata a Credito Cooperativo.

 


Signor Commissario, si avvicina la fine della legislatura. Che bilancio fa del cantiere delle riforme del sistema bancario e finanziario? In che misura ritiene che il nuovo sistema sarà al servizio della crescita e dell’economia reale?
A partire dal 2008, ogni cittadino, ogni impresa e ugualmente molti Paesi hanno dovuto sopportare le dure conseguenze della crisi bancaria e finanziaria. Di fronte a una crisi di tale portata, era necessario stabilizzare il settore finanziario al fine di restaurare la fiducia, proteggere i depositanti e evitare che i contribuenti siano nuovamente chiamati a risolvere le mancanze del sistema. Abbiamo dunque adottato le misure forti che s’impongono al fine di stabilizzare il sistema e garantire l’integrità del mercato unico. Nello specifico, la Commissione ha:

- definito regole stringenti applicabili alle banche,
- completato la regolamentazione dei prodotti finanziari, 
- adottato i meccanismi di gestione delle crisi,
- rinforzato la legislazione sulla protezione dei depositi e 
- creato gli elementi chiave per l’Unione Bancaria, costituendo i) un meccanismo unico di supervisione delle banche all’interno della zona Euro e per gli altri Paesi membri Ue che intendono aderire all’Unione Bancaria e ii) proponendo il meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie che è attualmente oggetto del negoziato fra il Parlamento europeo e gli Stati membri, in vista di un accordo finale da oggi ad aprile. 


In aggiunta alla legislazione di “riparazione”, abbiamo intrapreso con decisione la strada di una regolamentazione “di prospettiva”, che garantisca le basi della nostra crescita futura. In quest’ottica, la costruzione dell’Unione bancaria e il ripristino della stabilità finanziaria sono elementi chiave, ma non sono sufficienti per il raggiungimento di quest’obiettivo di più ampio respiro. Il nostro agire è in linea con gli obiettivi proposti dal Consiglio europeo per stimolare gli investimenti, la competitività e migliorare l’accesso al credito, in particolare delle piccole e medie imprese.

E’ in questo spirito che la Commissione ha pubblicato un anno fa un libro verde per il finanziamento di lungo termine dell’economia. Nel solco di tale iniziativa, la Commissione adotterà prossimamente una Comunicazione nella quale preciserà il proprio piano d’azione, precipuamente inteso a favorire il finanziamento di lungo termine dell’economia reale. Il nostro approccio è globale e non trascura alcun fattore. In particolare ricordiamo l’importanza:

 
- di mobilitare le svariate fonti di finanziamento privato, in primo luogo le banche,
- di ottimizzare l’impiego delle risorse pubbliche,
- di sviluppare il mercato dei capitali europei,
- di migliorare l’accesso al credito delle piccole e medie imprese,
- di allocare le risorse private ai progetti di infrastrutture,
- di rinforzare il quadro normativo europeo al fine di ottenere un finanziamento duraturo (governance, norme contabili, disposizioni in materia fiscale).

Lungo l’iter di emanazione di alcuni atti fondamentali (CRD IV/CRR, DGS, BRRD, ecc.), le banche locali e le cooperative di credito si sono spesso lamentate della mancanza di proporzionalità e dell’insufficiente attenzione ai diversi modelli di business. Lei intravede il rischio di una convergenza verso un unico modello bancario? Quali misure per preservare e rinforzare la “biodiversità” nel sistema bancario?
Nel definire le mie proposte legislative inerenti ai controlli prudenziali sulle banche, ho sempre avuto cura di applicare il principio di proporzionalità, tenendo conto delle diversità delle realtà bancarie esistenti in Europa, che variano per dimensione, per i volumi di operatività e ventaglio di attività. Sono più che mai consapevole del ruolo essenziale delle banche cooperative per lo sviluppo dell’economia europea, in particolare in considerazione del loro radicamento sul territorio e della loro vicinanza alle piccole e medie imprese.

In tutti i dossier legislativi di nostra competenza abbiamo operato perché fosse preservato il modello specifico delle banche cooperative, non perché sia necessariamente migliore di altri modelli, quanto perché le banche cooperative rappresentano una parte significativa del sistema bancario europeo e contribuiscono alla diversità del settore e, dunque, alla sua stabilità.

Ecco perché il testo del Regolamento CRR - Capital Requirements Regulation - prevede clausole di adattamento al fine di tenere conto della specificità di questo modello economico. Infatti, non solo gli strumenti di capitale delle banche cooperative sono riconosciuti quali strumenti di capitale di vigilanza Common Equity Tier 1, ma anche i criteri di «eleggibilità» di tali strumenti sono stati adattati, con particolare riferimento alla remunerazione, al rimborso e al diritto agli utili. Allo stesso modo, abbiamo tenuto conto dell’esistenza dei sistemi di garanzia istituzionale che permettono anche alle istituzioni mutualistiche di più ridotte dimensioni di beneficiare delle stesse esenzioni dei gruppi bancari più grandi.

Determinate deroghe sono inoltre previste per le banche aderenti a tali sistemi di garanzia e dotate di un organismo centrale. Le regole relative alla remunerazione sono state ugualmente adattate per tenere in conto la realtà delle banche cooperative, la cui disciplina non prevede la remunerazione variabile dei propri dirigenti mediante assegnazione di azioni, come invece dispone la regola generale. Da ultimo, anche la mia più recente proposta di Regolamento di riforma strutturale del sistema bancario europeo riflette, mediante apposite norme, la diversità delle banche cooperative.


Il tema dei sistemi di tutela istituzionale (IPS), al quale molti modelli cooperativi sono sensibili, ha ricevuto qualche attenzione nei pronunciamenti normativi relativi a CRD IV/CRR, DGS e BRRD. Tenuto conto di questo, intravede l’opportunità di altre misure affinché tale formula organizzativa sia rinforzata e contribuisca ulteriormente alla stabilità dei sistemi bancari dove è presente e, cosi, anche del settore nel suo insieme ?
Nel quadro del SRM i sistemi IPS ricevono lo stesso trattamento a essi destinato nella Direttiva BRR. Questo significa che gli IPS dovranno predisporre i piani di recovery a livello di sistema nel suo insieme, ma non saranno tenuti a redigere detti piani individuali per ogni singola entità aderente al sistema di garanzia. In ambito di risoluzione, invece, gli IPS dovranno predisporre sia piani a livello di sistema nel suo insieme sia piani individuali di resolution per ogni banca aderente.